Quart'ultima giornata di campionato. L'Inter vince nell'anticipo contro l'Atalanta e scavalca momentaneamente la Roma in testa alla classifica. I giallorossi stanno facendo una stagione sensazionale:
nonostante alla seconda giornata, dopo due sconfitte consecutive, Spalletti se ne vada, la squadra, sotto la guida del testaccino Claudio Ranieri, inanella un'incredibile serie di risultati positivo che la portano a sorpassare addirittura i nerazzurri, padroni incontrastati del campionato da diversi anni. L'ultimo grande ostacolo per i capitolini è rappresentato da una Sampdoria che ugualmente sta facendo una stagione sensazionale ed è la principale candidata al quarto posto, valido per la Champions League.
È una sera in cui bisogna fare la storia e così davanti al suo pubblico la Roma tenta di ricacciare indietro l'Inter. È un monologo fatto di gran gioco, grinta e tanta qualità. Arriva il gol di Totti che manda in visibilio l'Olimpico; sembra una serata perfetta, ma al termine del primo tempo, nonostante diverse nitide palle gol il vantaggio è ancora minimo, complice uno Storari in serata di grazia. La sfera non vuole saperne di entrare e di allungare le distanze, meritatamente, tra le due squadre. E così accade ciò che sembrava incredibile fino a pochi minuti prima, ciò che rende drammatico e stupendo il calcio. Cassano inventa sulla fascia, lascia sul posto i difensori che gli erano alle calcagna e consegna un assist perfetto a Pazzini che pareggia i conti. Sull'unica azione blucerchiata di un certo tenore. Serpeggia paura e nervosismo a quel punto: la Roma si scopre vulnerabile e fragile. La palla ha deciso di non entrare e Storari è solo interprete inconsapevole, ma ottimo della sua volontà. E a pochi minuti dalla fine la beffa finale: Mannini mette al centro un cross basso su cui si avventa ancora Pazzini che segna il gol del vantaggio. Sconfitta ingiusta e immeritata, ma il tabellone è impietoso. La classifica anche e con un Inter onnivora che non lascia margini di errore lo scivolone sull'ultima curva è fatale. La Roma conferma la sindrome da braccino corto che storicamente ha quando si avvicina a un obbiettivo.
Entra in circolo nell'atmosfera una sorta di frenesia collettiva, la tensione di dover vincere perché realmente favoriti mista a una incantata incredulità di poter essere tanto vicini al traguardo. E anche il più determinato dei giocatori si lascia prendere dall'ansia e scivola sul gradino più alto, quello decisivo. È difficile dire cosa sia passato per la testa ai giocatori al triplice fischio vedendo sfumare i prossimi sogni di gloria. Fino ad ora i giallorossi mai più si sono avvicinati così al trionfo. Una squadra mai banale che sa sorprendere e deludere, che sa sognare a occhi aperti, ma non sa vincere a occhi chiusi.
nonostante alla seconda giornata, dopo due sconfitte consecutive, Spalletti se ne vada, la squadra, sotto la guida del testaccino Claudio Ranieri, inanella un'incredibile serie di risultati positivo che la portano a sorpassare addirittura i nerazzurri, padroni incontrastati del campionato da diversi anni. L'ultimo grande ostacolo per i capitolini è rappresentato da una Sampdoria che ugualmente sta facendo una stagione sensazionale ed è la principale candidata al quarto posto, valido per la Champions League.
È una sera in cui bisogna fare la storia e così davanti al suo pubblico la Roma tenta di ricacciare indietro l'Inter. È un monologo fatto di gran gioco, grinta e tanta qualità. Arriva il gol di Totti che manda in visibilio l'Olimpico; sembra una serata perfetta, ma al termine del primo tempo, nonostante diverse nitide palle gol il vantaggio è ancora minimo, complice uno Storari in serata di grazia. La sfera non vuole saperne di entrare e di allungare le distanze, meritatamente, tra le due squadre. E così accade ciò che sembrava incredibile fino a pochi minuti prima, ciò che rende drammatico e stupendo il calcio. Cassano inventa sulla fascia, lascia sul posto i difensori che gli erano alle calcagna e consegna un assist perfetto a Pazzini che pareggia i conti. Sull'unica azione blucerchiata di un certo tenore. Serpeggia paura e nervosismo a quel punto: la Roma si scopre vulnerabile e fragile. La palla ha deciso di non entrare e Storari è solo interprete inconsapevole, ma ottimo della sua volontà. E a pochi minuti dalla fine la beffa finale: Mannini mette al centro un cross basso su cui si avventa ancora Pazzini che segna il gol del vantaggio. Sconfitta ingiusta e immeritata, ma il tabellone è impietoso. La classifica anche e con un Inter onnivora che non lascia margini di errore lo scivolone sull'ultima curva è fatale. La Roma conferma la sindrome da braccino corto che storicamente ha quando si avvicina a un obbiettivo.
Entra in circolo nell'atmosfera una sorta di frenesia collettiva, la tensione di dover vincere perché realmente favoriti mista a una incantata incredulità di poter essere tanto vicini al traguardo. E anche il più determinato dei giocatori si lascia prendere dall'ansia e scivola sul gradino più alto, quello decisivo. È difficile dire cosa sia passato per la testa ai giocatori al triplice fischio vedendo sfumare i prossimi sogni di gloria. Fino ad ora i giallorossi mai più si sono avvicinati così al trionfo. Una squadra mai banale che sa sorprendere e deludere, che sa sognare a occhi aperti, ma non sa vincere a occhi chiusi.
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