Le grandi sfide della serie A: Lazio-Roma e il derby infinito

29/11/1998 Lazio 3-3 Roma

"Ci sono circa 70.000 spettatori con la solita spettacolare coreografia". Così Bruno Pizzul apriva il servizio della domenica sportiva sul derby capitolino che si era appena giocato in serata. una di quelle serata da batticuore, palpitazioni a mille, poca voglia di divertirsi, ma tanta necessità di soffrire, perché a Roma il derby si vive con le viscere.
In più se la classifica del campionato crea una cornice dorata e l'equilibrio regna sovrano il derby è una questione vitale. E quel derby di fine novembre del 1998, ormai diventato maggiorenne da pochi mesi, non fece mancare emozioni. Sin dall'avvio, favorevole alla Roma che trova subito il vantaggio con Delvecchio che sfrutta una galoppata del terzino camerunense Pierre Wome(meteora in giallorosso) e mette dentro in spaccata confermandosi uomo da derby. Ma anche Mancini annusa l'aria della grande serata e non vuole mancare. Il suo fiuto lo porta a lanciarsi sul preciso suggerimento di Mihajlovic e a confezionare una splendida girata la volo che trova impreparato Lupatelli. E ancora l'asse Mancini-Mihajlovic sfrutta un'intesa consolidata già ai tempi della Sampdoria quando, nel secondo tempo, il serbo crossa in area una punizione sulla quale il Mancio arriva per primo e con un tocco tra l'esterno del piede e il tacco mette alle spalle del portiere per la seconda volta.
E la partita sembra prendere la china biancoceleste quando prima Petruzzi viene espulso per seconda ammonizione per un fallo ingenuo a centrocampo e poi Wome commette un fallo da rigore su Salas che poi trasforma con freddezza dagli undici metri. In vantaggio per 3-1 con un uomo in più, la squadra di Eriksson si rilassa forse troppo presto. E subisce l'inaspettata rimonta dei cugini. Siamo oltre la mezz'ora del secondo tempo, ma Totti ha ancora la forza per mettere in mezzo una palla che Nedved stoppa incautamente consegnando a Eusebio Di Francesco che di collo astutamente accorcia lo svantaggio. E poi ancora Delvecchio si rende protagonista con uno scippo di palla al limite dell'area avversaria e servendo Francesco Totti che sfrutta la posizione troppo avanzata di Marchegiani per trafiggerlo. Rimonta completata e anzi Delvecchio segnerebbe anche il clamoroso 3-4, ma il suo gol viene annullato. Successe tutto in quella stracittadina. Non a caso quelle due squadre, perfezionate e completate, vinsero entrambe lo scudetto nel giro di 2-3 anni. Quando la serie A era il campionato più bello del mondo, la capitale d'Italia era anche quella calcistica: bella, romantica e imprevedibile. Francesco Totti è più che mai trade d'union tra questi due periodi. E sarebbe bello che anche nel mondo Lazio venisse pescato uno di questi ex campioni per rinverdire quei fasti.

Commenti