Roma: addio a Walter Sabatini, rimane Massara

E' un personaggio molto particolare Walter Sabatini, legato ad un calcio che sta scomparendo, un calcio romantico e passionale che sta lasciando il posto al calcio statistico-imprenditoriale. Nel corso della sua esperienza romanista è stato protagonista di molte polemiche, trattative funamboliche, compravendite sbalorditive, errori, meriti tecnici e battute proverbiali. Sicuramente un uomo diretto e genuino, di grande cultura, abilità ed educazione. C'è tutto questo dietro quella sigaretta sempre accesa.

La sua conferenza d'addio non poteva che essere densa di parole e concetti rilevanti, in una città che -freneticamente bisognosa di creare enormi montature mediatiche- l'ha reso ancora più personaggio di quanto non lo fosse già.
Per riassumere l'ora piena di dialogo con la stampa, cerchiamo di fare un pò di ordine: innanzi tutto i motivi dell'addio. 
Sabatini è stato chiaro, con Pallotta (al di là dei buoni rapporti personali) c'era una grossa divergenza riguardo la visione del calcio. Il presidente-impresario straniero si contrappone al Sabatini uomo di puro istinto e passione. Il momento chiave della rottura il mancato acquisto di Boye, a causa dei dubbi della presidenza.
Poi le due grandi sconfitte: "Il mio fallimento non è nei risultati sportivi o nella gestione dei calciatori, ma nel fatto che non sono riuscito a stimolare e costruire una rivoluzione culturale"; e poi "non aver vinto lo scudetto è un dispiacere che mi accompagnerà per tutta la vita, a meno che questa squadra, quest'anno, non faccia qualcosa di imprevedibile".
La critica alla piazza romana dunque non manca, sia per quanto riguarda la mentalità all'interno della squadra, sia per la pressione mediatica della stampa, colpevole di affossare la Roma nei momenti critici.
Si toglie anche dei sassolini dalle scarpe: "Le commissioni funzionano così, si acquistano giocatori e allora io pago per comprare qualcuno. Le sconfitte sono le mie, non attacco nessuno, solo alcuni individui. Ma voi dite ai tifosi che la Roma che qualche cazzata la fa, ma è una società onesta. Così come onesto e leale sono stato io in questi anni"
E ancora "vendere Lamela mi ha distrutto"; non poteva mancare la domanda su Totti: "Lui è ancora il Sole allo Zenit, dovrebbe vincere il Nobel, ma la sua luce oscura gli altri compagni".
Riportare tutte le riflessioni della conferenza sarebbe impossibile, ma speriamo di aver dato un idea di quello che è stato Sabatini per la Roma e per il campionato italiano; ma non passerà molto prima di rivederlo a lavoro. Intanto alla Roma rimane Ricky Massara come dirigente, il braccio destro di Sabatini.
A cura di Gabriele Santese

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