Serie A: i migliori 5 allenatori

A campionato finito, a bocce ferme, è tempo di valutazioni. Riviviamo la stagione appena conclusa scoprendo i migliori 5 allenatori

5) Marco Giampaolo: il miracolo Empoli, squadra di giovani esordienti ed un allenatore debuttante nella massima serie, sembrava dovesse finire. Cessioni importanti e partenza del tecnico potevano tagliare le gambe ad una delle squadre rivelazione dello scorso torneo. Ma la dirigenza ha voluto scommettere ancora: altra infornata di giocatori promettenti e un allenatore di ampie vedute, ma un po' sottovalutato e sfortunato. E dopo un inizio difficile
, Giampaolo ha fatto viaggiare l'Empoli a vele spiegate. Saponara è stato da nazionale per ampi tratti della stagione, e sia i giovani della casa, Laurini e Barba(ceduto a gennaio), sia quelli in prestito, Zielinski, Paredes e Skorupski, hanno fatto vedere tutto il loro valore, supportati dai senatori Croce,
Maccarone e Tonelli. Con la vittoria al Bologna nell'ultimo turno dell'anno, i punti conquistati sono 27. Forse per questo subentra un po' di rilassatezza nel 2016: la squadra complice qualche infortunio importante fatica a vincere, anche se raggiunge agevolmente l'obbiettivo prefissato della salvezza, togliendosi qualche soddisfazione come la vittoria contro la Fiorentina dopo quasi 20 anni.

4) Luciano Spalletti: richiamato d'urgenza, lo zar di Russia non delude. Il 14 gennaio viene annunciato il suo ritorno, al posto di un Rudi Garcia che non aveva più il controllo della situazione. Che invece ha l'allenatore toscano: l'escursione termica dal gelo russo al caldo tifo romano non lo stordisce, anzi lo carica. Prende la squadra, quinta e sfiduciata, e la porta con un girone di ritorno eccezionale al terzo posto, giocandosi addirittura la possibilità di arrivare seconda fino all'ultima giornata. Gli acquisti invernali danno un marcia in più, ma riesce ad amalgamare al meglio il gruppo.
Dà solidità e protezione alla difesa, riorganizza il centrocampo, trova il ruolo perfetto a Nainggolan, autore di un finale di stagione da protagonista grazie a lui. Inoltre fa rendere al meglio El Shaarawi e Perotti e riesce a barcamenarsi anche in situazioni complicate. La gestione di Dzeko è intelligente, pur se l'attaccante spesso delude, ma soprattutto mantiene fermezza nella vicenda Totti. Osa attaccare il capitano e attira su di sé gli strali della gente per alcune scelte impopolari(com mandarlo in tribuna col Palermo o la panchina con la Lazio); ma alla fine i risultati danno ragione a lui. E ora vuole diventare Cesare anche a Roma.

3) Eusebio di Francesco: da applausi, uno degli allenatori da anni più interessanti nel panorama nazionale. Il suo Sassuolo recepisce perfettamente le idee del proprio mister e gioca un calcio arioso, divertente e veloce. L'annata sin da subito appare delle migliori: società in perfetta salute e in crescita, giocatori importanti e pronti a sbocciare. L'ossatura solida e i pochi cambiamenti, ma di qualità, consentono di partire con una marcia in più. Il momento più alto nella prima parte di campionato è forse la vittoria contro la Juve che sembra affossare i bianconeri.
La formazione neroverde però ha un cammino costante, fino a gennaio-febbraio, quando un calo fisico e mentale incide sul livello delle prestazioni che scendono notevolmente. La vittoria col Milan in casa, però, riaccende motivazioni e speranze di un posto in Europa, e così il finale è in crescendo: superati e tenuti a distanza i rossoneri, il Sassuolo, grazie al sesto posto e alla contemporanea vittoria della Juve in coppa Italia, proprio contro il Milan, conquista l'accesso al terzo turno preliminare di Europa League. Impresa storica per una squadra che solo 3 anni fa era debuttante in serie A

2) Massimiliano Allegri: sulla sua testa incombevano tanti gufi malevoli e aleggiava una sinistra maledizione; quella per cui Allegri al secondo anno su una panchina fallisce sempre. e i sostenitori di questa teoria sembravano trovare conferme nelle prime giornate del campionato,  anche se le colpe andavano divise con la società, rea di aver ceduto i pezzi pregiati e non averli sostituiti adeguatamente. Al tecnico veniva rinfacciato lo scarso utilizzo di Dybala e la schizofrenia sui moduli utilizzati. Ma dopo due mesi di rodaggio, la Juve è stata un ingranaggio perfetto. La difesa non ha fatto passare più nulla, Pogba si è responsabilizzato in mezzo al campo e in attacco proprio Dybala, istruito a dovere, ha fatto più volte la differenza. Il merito del mister è quello di non aver mai trovato facili alibi, e di aver sempre tenuto la concentrazione alta. Passo dopo passo la Juve si è trovata a giocarsi il campionato col Napoli, superata e distanziata con una media punti da record.
Molte soluzioni inoltre sono arrivate dalla panchina a conferma del grande lavoro svolto. Alla fine dell'anno il bilancio è di 3 trofei(scudetto supercoppa italiana e coppa Italia) e una squadra forte da guidare alla conquista dell'Europa, quest'anno sfumata per questione di pochi minuti.

1) Maurizio Sarri: al di là di ogni facile retorica sul valore del sacrificio, del lavoro e del sudore, è stato il miglior tecnico italiano. Onorificenza per altro riconosciutagli dai suoi stessi colleghi. I dubbi sul suo arrivo in una grande piazza come Napoli erano tanti. Perplessità confermate dopo poche giornate anche dalle parole di un mostro sacro per la città come Maradona(che però, si conosce, con parla meglio con i piedi che con la lingua). Il tecnico toscano ha incassato in silenzio, cosciente del grande lavoro che stava svolgendo e che avrebbe dato i frutti. Infatti dopo poco tempo la squadra ha cominciato a giocare benissimo, divertendo tifosi e appassionati. Il sistema di gioco, rivisto e corretto, ha esaltato le qualità offensive, senza rinunciare a quelle difensive. Le idee a centrocampo e le manovre veloci hanno poi sempre trovato un terminale offensivo letale: Higuain. Proprio il recupero psicologico dell'attaccante è stato fondamentale nella corsa del Napoli, che fino ad  aprile ha creduto anche allo scudetto. Sarri in ciò, come ammesso dallo stesso attaccante che lo considera un secondo padre, è stato fondamentale. Personaggio fuori dalle righe, ha rimesso il calcio al centro, prima del gossip o dei social. Ha rimesso la palla al centro e ha voluto solo giocare allo sport più bello del mondo.

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